Santuario superiore
La riedificazione dell'oratorio (o cappella superiore), avvenne a partire dal 1733 sotto il patrocinio e l'influenza di nobili Filippo Archinto, Francesco Maria del Maino e Giuseppe Brentano.
Il luogo era stato prescelto per la costruzione dell'oratorio della confraternita in quanto esso si trovava ideale e a diretto contatto con l'immagine sacra e come tale ravvicinava ancora di più il popolo cristiano a toccare con mano le prove esistenti del miracolo.
Il rinomato architetto Croce propose di spostare la sede dell'affresco e di progettare un nuovo altare maggiore per accogliere la pittura, ma fortunatamente nel 1740 il medesimo capitolo, poco convinto, decise di chiamare a consultazione anche l'architetto Donnino Riccardi che propese a favore di tutti nel lasciare l'affresco nella sua posizione originaria, rialzandolo solo leggermente per porlo al centro del nuovo santuario superiore.
Il Croce si occuperò però della realizzazione dei due scaloni laterali che consentono ancora oggi l'ingresso alla parte superiore del santuario, aggiungendo anche delle nuove decorazioni in marmo poi eseguite dallo scultore Carlo Nava, oltre all'elaborato altare rococò realizzato in marmo nero e bronzo dorato da Carlo Antonio Pozzi.
Viene rifatta, sempre dal Croce, anche la balaustra dell'altare maggiore che viene interamente offerta dal confratello nobile Carlo Brentano, figlio del defunto conte Giuseppe, il quale pagherà anche la rizzata della piazzetta antistante la chiesa.
Nel 1775 vennero iniziati i lavori di affresco interni alla struttura del santuario di cui vennero incaricati i pittori Giuseppe Reina (che si occupò delle strutture architettoniche illusorie) e Giovanni Perabò (che realizzò gli affreschi a soggetto).
Trionfante, in centro alla cupola della nuova cappella superiore, l'affresco raffigurante l'"Assunzione della Vergine", assieme alle "quattro virtù primarie di Maria" negli angoli, oltre agli "otto misteri principali della vita della Madonna" nelle aree laterali degli intercolumni, dipinti a monocromo.
Altre nicchie di finta architettura accolgono quattro statue dipinte raffiguranti Isaia, Davide, Giuditta ed Ester che annunciano la venuta del Messia, oltre a numerosi simboli mariani.
Il Perabò dipinse anche il famosissimo affresco di fronte a quello raffigurante l'evento miracoloso, mentre il pavimento a mosaico venne realizzato nel 1868 ad opera di Davide Macchi.